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Alberto Cavalieri

Attratto dalla pittura sin dagli anni della scuola superiore, i suoi inizi artistici si datano
dalla seconda metà degli anni Quaranta, quando espone a Sampierdarena e a Rivarolo
con l’amico ferrarese Lolito Finetti. Nel 1952 sceglie di trasferirsi a Milano dove
continua a coltivare la pittura, affiancandola a lavori diversi per potersi sostenere. Dopo il
primo viaggio a Parigi (1956) sperimenta una pittura più schematica e intrisa di elementi
materici, riflettendo sui Nudi di Modigliani e sul linguaggio di Bernard Buffet.
Il mestiere di pittore, nutrito da viaggi e letture, irrompe definitivamente negli anni
Sessanta con il susseguirsi di mostre collettive e la prima importante personale alla
“Galleria Arte Centro” di Milano (1966). Nel secondo lustro, realizza ed espone disegni a
china nera dal segno intenso ed ossessivo, notati e apprezzati dalla critica milanese. Negli
anni Settanta Cavalieri prosegue il processo di riduzione e di scarnificazione
dell’immagine, ricercando caparbiamente il valore del segno: ne sono testimonianza le
mostre di Trieste, di Saronno e di Biella (con testo di R. Sanesi che ne inquadra
compiutamente la cifra linguistica raggiunta).
Il nuovo senso dei tracciati segnici, autonomi e comunicativi per se stessi, è riconosciuto
e affermato nella mostra alla “Galleria Zarathustra” di Milano (1979, recensita anche da
F. Gualdoni), e in quella alla “Galerie d’Art International” di Parigi (1982). A seguire,
continuando la sua ricerca su materia e scrittura segnica, realizza opere in vetro e
plexiglass grazie alla collaborazione, già precedentemente sperimentata, con la “Vetreria
artistica Grassi” (1985, mostra personale alla “Galleria d’arte Ada Zunino”, con testo di
V. Accame).
Le seriazioni di segni proseguono con la mostra al “Centro Annunciata” di Milano
(1986, con testo di G. Bellora), alla “Galleria Radice” di Lissone (1987). Nel 1987 si
trasferisce dapprima a Monza, poi a Reggimonti di Bonassola in Liguria.
Il suo lavoro nel decennio successivo è seguito con interesse da A. Veca e trova un
intenso e duraturo rapporto espositivo con la galleria milanese di Zita Vismara.
L’esperienza sistematica sulla fisionomia e i ritmi del grafo conferisce sicurezza al lavoro
di Cavalieri, permettendogli un’indagine a tutto campo, coerente e risolta, sia nelle opere
pittoriche che in quelle scultoree. Nel 2007, a Cavalieri è dedicata una mostra
istituzionale, a cura di M. Ratti, alla Palazzina delle Arti – Museo Lia (Viaggio nel segno, cat.
Silvana Ed.). L’interesse per l’opera di Cavalieri è registrata dalle mostre postume del CAMeC alla
Spezia (2012 e 2016) e di Milano (Collezione Alberto Veca, 2012 e “Galleria Carte
Scoperte”, 2017). Cavalieri si annovera tra i maestri della ‘scrittura segnica’ del secondo
Novecento. Sue opere si conservano al MART di Rovereto, al CAMeC della Spezia, al
Museo d’arte contemporanea di Lissone.